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Passione.
È una vibrazione, un sussulto, un brivido che mi scorre dentro sino a coinvolgermi per intero, a scuotermi tanto da emozionarmi.
La bellezza, il gusto dell’estetica, dell’armonia, della conoscenza del segno, la consapevolezza della capacità creativa nella gestione di una forma; quell’intima comunicazione extrasensoriale che ti fa vedere quello che ancora non esiste, che ti fa sognare quello che vorresti esistesse davvero.
Una rincorsa lunga una vita intera, un brancolare ad occhi chiusi per sentire quello che la semplice vista mai ti concede di vedere, riconoscere la forma come una sensazione tangibile, vera, reale, anche se invisibile.
Dare un senso, una sostanza ed un corpo ad un’idea esclusiva.
Una capacità cosciente, ma mai goduta, un profumo che sempre mi ha accompagnato, ma che mai mi ha condizionato, facendo così sciogliere nell’oblio l’acquisita conoscenza di quel linguaggio e l’infinito e straordinario dono di saper riconoscere la bellezza.
Sentire il cuore che batte più forte, quando la mano si muove, da sola, gestita solo da un pensiero di cui non conosci neppure l’origine; una carezza dalla quale desideri con forza che sbocci la favola che è la potenza dell’immaginazione: la mia immaginazione.
Voglio ora riprendermi quel che sempre mi è appartenuto, voglio dare un senso vigoroso alla mia esistenza cerebrale, voglio dar sfogo alla mia voce, al di là della bontà dei suoni che potrà produrre, voglio usare i miei occhi per far vedere quel che molti non riescono a vedere, impiegare le mie mani per modellare quel che molti potrebbero voler vedere, voglio essere quel che sono e non quel che oggi appaio.
Voglio vivere la mia vita e quel che di essa non ho mai vissuto.
Voglio vivere la mia passione, l’architettura, che è la mia arte.
Tutto ciò, solo ora, è un grido!